Jessica Bottinelli

Consiglio Nazionale: Candidata n. 01 – Lista 12
Professione:
Data di nascita: 01.03.1986
Luogo di residenza: Chiasso

 

Congedo parentale

Nonostante la Svizzera si consideri un paese moderno e all’avanguardia per molte questioni societarie siamo decisamente retrogradi sul piano europeo. Nascondendosi dietro baluardi di libertà e decisioni personali riguardo la famiglia non si ha avuto il coraggio di legiferare in merito. Presto si voterà sull’iniziativa relativa al congedo paternità e penso che la popolazione lancerà un segnale forte. Il congedo parentale sarebbe un passo supplementare che permetterebbe ad ogni famiglia di organizzarsi nella maniera ad essa più congeniale e permetterebbe l’inclusione di entrambi i genitori nei primi mesi di vita di un figlio. Non temo le conseguenze economiche, sono un semplice spauracchio per far paura ma privo di fondamento. Basta guardare attorno a noi, in Germania e nei paesi nordici che hanno una florida economia e lunghi congedi parentali. La vita famigliare non concerne più la donna solamente, anche i padri vogliono il loro spazio nella dimensione famigliare.

Riforma AVS e innalzamento dell’età pensionabile delle donne

L’AVS è un’assicurazione sociale di grande valore per la Svizzera e va risanata e rafforzata. Sono tuttavia assolutamente contraria all’innalzamento dell’età pensionabile delle donne. Siamo ancora in lotta, come ampiamente dimostra l’affluenza straordinaria allo sciopero dello scorso 14 giugno, per ottenere la parità, non è sicuramente questo il momento di chiederci un ulteriore contributo. Prima pari salari poi eventualmente riforma delle pensioni. Lascia perplessi l’indifferenza della classe politica di fronte a una mobilitazione, quella dello scorso giugno, che quasi non conosce eguali in Svizzera. Non tocca alle donne risanare le casse dell’AVS.

Quote di genere

Le donne non sono dei panda in via d’estinzione, una specie da proteggere. Le donne sono oltre il 50% della popolazione di questo paese. Purtroppo per i retaggi retrogradi di cui si parlava sopra le donne non ricoprono in egual misura cariche di peso a livello di CdA, di cariche politiche, di rappresentanza ecc. Quello che serve è un salto di qualità e un importante cambiamento di mentalità. In quest’ottica vedo una strada percorribile quella delle quote rosa per un numero fisso di anni (per esempio 10-15 anni) per accelerare un processo in corso ma ancora decisamente troppo lento. Una volta che le donne saranno la normalità in tutte le funzioni non ci sarà più bisogno di avere quote rosa. Purtroppo abbiamo visto che le tiepide misure approvate dal Parlamento non hanno alcun effetto coercitivo e difficilmente spingeranno le grandi aziende o i partiti a cambiare i comportamenti, soprattutto fino a quando a capo di queste ci saranno uomini.

Equità dell’imposizione delle coppie e delle famiglie

Oggi vi è una differenza di circa il 10% di imposizione fiscale che penalizza le copie sposate rispetto ai concubini con lo stesso reddito. Evidentemente ciò non è corretto e va risolto. Nel risolvere la questione tuttavia è necessario tenere in considerazione tutte le forme di unione a prescindere dal genere e dall’orientamento sessuale. In poche parole è fondamentale che questo tentativo di risolvere la disparità fiscale non si traduca in un tentativo di creare nuove disparità come fece il PPD con la propria iniziativa popolare (peraltro bocciata dal popolo per questa ragione) che tentò di privilegiare unicamente la famiglia “tradizionale”.

 

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