Jennifer Martinel

Consiglio Nazionale: Candidata n. 01 – Lista 23
Professione: Fiduciaria commercialista
Data di nascita: 24.09.1985
Luogo di residenza: Mendrisio

 

Congedo parentale

Una concessione del genere permetterebbe di distribuire i ruoli nelle cure dei figli e sicuramente garantirebbe ai figli maggior presenza del papà. Come misura volontaria nel mondo del lavoro, il congedo parentale è presente in Svizzera in minima parte: le aziende che lo applicano sono le aziende medio grandi (e neanche tutte) come Novartis, Google, Johnson & Johnson, Microsoft, Ikea e Volvo. Invece le altre realtà tendenzialmente lo vedono come un costo, quando in realtà è un’opportunità, perché il dipendente sarebbe più invogliato poi a essere a disposizione del datore di lavoro e rafforzerebbe la fidelizzazione all’azienda a lungo termine. Per sopperire alla mancata presenza sul posto di lavoro durante il congedo, si potrebbe pensare ad altre misure e quindi investire in altri strumenti, che possono essere la condivisione delle mansioni e della funzione, cioè un co-working inerente alla specifica mansione del dipendente.

Riforma AVS e innalzamento dell’età pensionabile delle donne

L’AVS si basa su un principio di solidarietà e, quando è stata introdotta, per pagare la pensione di un pensionato ci voleva un lavoratore: il rapporto era 1:1. Oggi, invece, purtroppo per una pensione ci vogliono 2 lavoratori attivi. Le cause sono da ricercare negli stipendi che sono molto bassi. Se poi parliamo di lavori part-time, spesso svolti dalle donne, lo stipendio è ancora più basso, anzi infimo. Quindi il famoso principio della solidarietà non è più garantito. Inoltre, la popolazione continua a invecchiare e il tasso di natalità non aumenta di sicuro, considerata l’incertezza economica in cui ci troviamo. Rimane il fatto che l’innalzamento dell’età pensionabile non è la soluzione, dato che, anche lavorando più a lungo, con gli stipendi di oggi il contributo alla cassa AVS non sarà importante. Il finanziamento da altri contributi potrebbe anche aiutare a rimpolpare le casse dell’AVS, ma non certo l’innalzamento del limite di età delle donne: se ciò dovesse avvenire, le donne saranno comunque sempre più povere e saranno purtroppo sempre le prime beneficiarie delle prestazioni complementari. Dovremmo invece adoperarci per alzare gli stipendi, o comunque renderli più omogenei (parità salariale), e cominciare a riconoscere un contributo per quelle donne che sono casalinghe, e sono molte. Strutturare aiuti e incentivi per permettere ai nostri giovani, se vogliono, di farsi una famiglia e avere dei figli: questa sarebbe in parte la soluzione.

Quote di genere

Nel 2019 non dovremmo parlare di quote di genere o quote rosa: il ruolo, i meriti e le capacità dovrebbero essere riconosciute a prescindere dal genere, senza alcuna difficoltà. Ma purtroppo la nostra società “patriarcale” non lo permette e crea le dinamiche in cui si arriva ad affermare che la donna non ha bisogno di certi ruoli o non lì cerca. Non è vero: molte donne sono delle bravissime madri e magari hanno anche delle ottime capacità manageriali, ad esempio, però i loro meriti non vengono riconosciuti solo perché sono donne. Davanti a questo fenomeno dilagante, soprattutto in settori e in funzioni tutt’ora a maggioranza maschile, non possiamo fare finta di niente e allora le quote di genere diventano uno strumento per permettere alle donne di ricoprire questi ruoli, e per spingere le aziende a far sì che ciò sia possibile, anche attraverso la pianificazione di piani di carriera che fino ad oggi sono sempre andati a favore degli uomini.

Equità dell’imposizione delle coppie e delle famiglie

Oggi il nostro sistema fiscale purtroppo non è molto equo, se parliamo di coppie e famiglie. Dovremmo apportare delle modifiche soprattutto nell’imposizione federale diretta, dove le famiglie sono più penalizzate rispetto alle coppie, e ancor di più se abbiamo un doppio reddito o doppio reddito con figli. Ripensare a un’imposizione più equa potrebbe essere un primo passo, magari rivedere le aliquote di base. Poi è vero che ogni contribuente ha dinamiche personali diverse, ma equilibrare le aliquote e poi creare delle maggiorazioni o degli sgravi, se del caso, di fronte a dinamiche che esulano dallo standard sarebbe forse la soluzione più giusta.
Se, come spero, andremo nella direzione di una società più equa, non solo dobbiamo avere un sistema fiscale che sia pro-famiglie e coppie indipendentemente se c’è l’ufficialità di un matrimonio, ma dovremo anche rivedere il pool di aiuti alle famiglie per conciliare al meglio la realtà famigliare con quella lavorativa. Oggi quei pochi aiuti che ci sono pesano molto sui budget delle famiglie. Quando queste misure sono deducibili, molto spesso non vengono prese in conto nella loro totalità bensì solo in una percentuale esigua, con una doppia beffa per i contribuenti, che come accade in Ticino pagano onere fiscale non indifferente.

 

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