Cristina Clemente

Consiglio Nazionale: Candidata n. 01 – Lista 05
Professione: Avvocato e notaio
Data di nascita: 19.07.1957
Luogo di residenza: Giornico in Muralto

 

Congedo parentale

Ritengo che debba essere implementato nel settore pubblico come nel privato, con il sostegno statale, dei datori di lavoro, e dell’assicurato, analogamente a quanto avviene per l’AVS. È importante che il congedo parentale sia prolungato, ed esteso anche al padre. In questo modo si rafforzano i legami familiari, e si attribuisce la giusta importanza alla figura paterna. Non sono in grado di quantificare il periodo che andrebbe concesso, ma è sicuramente importante ancorare il principio nei contratti collettivi, e nel Codice delle Obbligazioni, per ciò che attiene ai contratti individuali di lavoro. Le risorse ci sono, contrariamente a quello che vogliono farci credere, basterebbe una tassazione più equa delle persone giuridiche e dei grandi patrimoni, che invece sono privilegiati con la scusa che, se fossero tassati in modo corretto, lascerebbero il Paese.

Riforma AVS e innalzamento dell’età pensionabile delle donne

La riforma dell’AVS come prospettata è inaccettabile, come detto sopra, le risorse ci sono, basta soltanto distribuirle in modo più equo, e tassare i grandi patrimoni. L’AVS, specialmente la prestazione complementare, è attualmente vissuta dagli interessati come un’elemosina, per questo in molti non la chiedono, e anche per disinformazione, invece dovrebbe essere automatica. Parimenti, le prestazioni connesse con la complementare (ristorno franchigia Cassa Malati e 10%), richiedono burocrazia che molti anziani non sono in grado di fornire, non hanno il PC, né tanto meno la stampante. Anche questo dovrebbe essere automatico, tramite accordi con le Casse Malati, le farmacie, e i medici. Auspicabile integrare l’AVS con il patrimonio accumulato, e gestito nell’ottica del profitto e non nell’interesse degli assicurati, dalle Casse Pensioni.
Assurdo immaginare l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne, che, in gran parte, lavorano già il doppio occupandosi dell’economia domestica. Inoltre, con i ritmi attuali, w in virtù della tecnologia, ogni occupazione diventa più logorante, e non si può pretendere né dalle donne né dagli uomini l’innalzamento dell’età pensionabile, che andrebbe tra l’altro a discapito dei giovani.

Quote di genere

Son contraria alle quote di genere perché noi donne non siamo una minoranza. Inoltre è fuorviante parlare di genere femminile contrapposto al genere maschile, perché l’operaia e l’operaio avranno sempre difficoltà ad essere eletti in un Esecutivo o Legislativo, a differenza dell’avvocato, uomo o donna che sia. Il problema dunque, a mio parere, non è essere uomo o donna, bensì appartenere o no ad una classe privilegiata. Anche se il termine “classe” sembra desueto e fuori moda, secondo me invece la forbice sociale si sta allargando sempre di più, chi nasce povero ha buonissime possibilità di restarlo, chi nasce ricco pure, alla faccia della meritocrazia. Il problema è in che famiglia nasci, non se nasci maschio o femmina. Dunque sono contraria alle quote di genere.

Equità dell’imposizione delle coppie e delle famiglie

Son in linea di massima favorevole al messaggio del Consiglio Federale, poiché attualmente le coppie sposate e pensionate con doppio reddito sono discriminate rispetto ai concubini, per ciò che attiene l’imposta federale diretta. Il messaggio prevede inoltre una maggior considerazione delle spese per la cura dei figli, ciò che è auspicabile, e permetterebbe a molte madri di essere più presenti nel mondo del lavoro. Auspicabile che la misura sia estesa anche alle unioni civili registrate.

 

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