Tamara Merlo

Consiglio Nazionale: Candidata n. 02 – Lista 23
Professione: Avvocata
Data di nascita: 23.01.1968
Luogo di residenza: Lugano

 

Congedo parentale

Il peso delle cure parentali ricade ancora oggi maggiormente sulle donne, se guardiamo le statistiche. La mentalità e le abitudini delle madri e dei padri stanno cambiando, è vero. Ma la società (mondo del lavoro, politica, media) è in ritardo. Sempre più padri vogliono o devono occuparsi dei figli e necessitano di congedi. Se fin dall’inizio i genitori possono condividere i compiti di cura, entrambi saranno ugualmente competenti e il peso sarà più equamente condiviso. La nostra società non può essere a favore della natalità e dei bambini soltanto a parole: anche le aziende devono fare la loro parte, tenendo conto oltretutto che i benefici superano i costi, come dimostrano i casi in cui il congedo parentale è già realtà. Sì al congedo parentale, dunque, e sì anche al semplice congedo paternità, che è ora all’esame delle Camere federali. È impensabile che ancora oggi per la nascita di un figlio al padre spettino altrettanti giorni come per un trasloco.

Riforma AVS e innalzamento dell’età pensionabile delle donne

L’innalzamento dell’età pensionabile delle donne è semplicemente inammissibile alla luce delle disuguaglianze che ci colpiscono in ogni ambito della società. Non c’è ancora una vera parità salariale a parità di lavoro, abbiamo più difficoltà degli uomini a trovare lavoro a tempo pieno e a fare carriera, siamo pagate meno, siamo maggiormente soggette al precariato, abbiamo pensioni più basse, siamo più povere e a noi toccano pure la maggior parte dei lavori domestici e di cura dei figli e dei famigliari, lavori che ovviamente non sono retribuiti e per i quali non si va nemmeno mai in pensione… Alzare l’età pensionabile è inaccettabile: il risanamento delle casse pensioni non va fatto sulla pelle delle donne. Parità salariale, strutture di accoglienza per i bambini capillari sul territorio e a prezzi abbordabili, suddivisione dei compiti di cura, abolizione degli stereotipi di genere: ecco cosa fare per avere pensioni migliori per le donne e una cassa AVS più in forma. In Ticino, poi, occorre anche attuare la norma costituzionale sul salario dignitoso e colmare il divario con gli stipendi del resto della Svizzera!

Quote di genere

Le quote riservate alle donne sono un male necessario. Dobbiamo ammettere che la parità e le pari opportunità ci stanno mettendo davvero troppo tempo a realizzarsi in maniera naturale. Sono pronta ad accettare le quote pur di raggiungere il risultato. Una volta che la nostra società si sarà abituata a vedere le donne occupare la metà dei posti che contano, potremo abolire le quote. Sinceramente, con tutto quello che è stato fatto e detto nell’ultimo anno – incluse la campagna “Io voto donna” e la nostra lista Più Donne che ha avuto successo alle elezioni cantonali –, speravo che i partiti maggiori ne avrebbero tenuto conto al momento di stilare le liste, includendo un numero sufficiente di candidate, idealmente la metà. Invece non è stato così. Dobbiamo forse chiedere le quote anche nelle candidature?

Equità dell’imposizione delle coppie e delle famiglie

Il principio dell’equità deve uniformare tutto il nostro sistema d’imposizione, in maniera che nessuna categoria risulti avvantaggiata o svantaggiata senza giustificazione. L’esercizio non è semplice, è vero, ma è necessario fare ogni sforzo per cancellare disuguaglianze di trattamento ingiustificate. Un punto di partenza efficace può essere quello della tassazione individuale, cioè indipendente dallo stato civile: permette di superare i ruoli tradizionali e rafforza la posizione della donna, sottolineando la sua individualità e indipendenza. Svincolerebbe le scelte di vita (matrimonio, convivenza, altro) da possibili vantaggi o svantaggi fiscali, a favore di maggiore libertà e consapevolezza.

 

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