Noi ci mettiamo la faccia

Con più donne una politica più giusta

In vista delle elezioni cantonali di aprile, FAFTPlus, la Federazione delle associazioni femminili Ticino, sta preparando una campagna promozionale a favore delle donne in politica.
Più donne in politica = una politica migliore?
Forse. Di sicuro sarebbe una politica più giusta già solo per il fatto di essere più rappresentativa della popolazione.
A livello nazionale quasi il 52% della popolazione è rappresentato da donne.
In Ticino l’elettorato femminile si attesta attorno al 54% (motivo per cui la FAFTPlus ha promosso, già nel 2015, il Forum 54 – Donne Elettrici – con un’agenda politica per le pari opportunità sottoscritta da 29 parlamentari) tuttavia la percentuale delle elette nei Parlamenti e Governi cantonali e nelle due Camere federali si situa, mediamente, solo tra il 20-30%.
Questa percentuale corrisponde, più o meno, alla percentuale di candidate. Detto in altri termini: oggi come oggi le donne, una volta in lista, hanno quasi le stesse possibilità di essere elette degli uomini (ma il dato può variare, e non di poco, a dipendenza del proprio partito).
Quindi, se vogliamo più donne in politica servono più candidate!
E arriviamo alla domanda da un milione di dollari: perché ci sono meno rappresentanti femminili disposte a mettersi in gioco in politica?
Sicuramente i motivi sono molteplici, alcuni di ordine pratico, ad esempio una donna, soprattutto se madre, ha spesso già molti impegni e responsabilità legate alla gestione della famiglia.
Ci sono poi alcuni studi che confermano come ancora oggi una parte della cultura popolare e del mondo dell’informazione sia tendenzialmente meno favorevole alle candidature femminili.
C’è però probabilmente anche un vincolo psicologico: la «mania della perfezione», come la chiama una mia amica.
Generalmente gli uomini assumono le responsabilità con maggiore naturalezza, perché storicamente hanno sempre avuto le redini della società, magari anche con una certa leggerezza (che non per forza deve essere una cosa esclusivamente negativa, se ne potrebbe parlare a parte) senza chiedersi in continuazione se saranno all’altezza del compito.
La donna, invece, tende maggiormente a dubitare delle proprie capacità e quindi ad auto-limitarsi. E qui entrano in gioco l’educazione e la cultura in cui viviamo: dobbiamo aiutare le nostre bambine, ragazze e giovani donne a credere di più in se stesse, ad accettare i propri limiti, perché la ricerca della perfezione può essere di per sé un limite enorme per lo sviluppo del proprio potenziale.
Molte ragazze sono toste, ma non lo sanno perché probabilmente non lo sperimentano.
Molte donne, assolutamente all’altezza, purtroppo non osano buttarsi nella mischia rinunciando quindi a proporre un modo diverso di agire in politica, un modello che non ricalca in tutto e per tutto quello maschile.
Questo è un aspetto importante, perché se vogliamo dei Parlamenti più eterogenei, l’obiettivo non può essere avere più donne che ragionano esattamente come gli uomini, perché allora tanto varrebbe mantenere la situazione attuale.
Vogliamo donne che non abbiano paura di proporsi secondo i propri ideali, le proprie sensibilità, la propria visione, spesso più olistica, del mondo.
In questo modo potremmo “rischiare” di avere una politica non solo più giusta in termini di rappresentanza popolare ma, magari, anche migliore a tutti gli effetti.
Direi che è un “rischio” che, con gli attuali chiari di luna, potremmo correre, no?
 
Alberto Stival 
membro del Comitato FAFTPlus